CHIEN DE LA CASSE
di Jean-Baptiste Durand
Dog e Mirales, due ragazzi che vivono in paesino nel sud della Francia, sono legati da una consolidata, benché sbilanciata amicizia, venata di sadomasochismo, perché il primo timido e silente, è completamente succube dell’altro, sfrontato e logorroico. Con echi che rimandano a Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh, quello fra Mirales e Dog sembra quasi un rapporto di coppia, dove accade spesso che uno dei due partner sia dipendente dall’altro. Ma l’arrivo in paese di Elsa sconvolge gli equilibri fra i maschi e sembra suggerire la nascita di un inevitabile triangolo amoroso. Tuttavia, contrariamente al solito, l’oggetto del contendere in questo caso non è la donna, bensì Dog, che Elsa vorrebbe liberare dalla dipendenza di Mirales, mentre quest’ultimo si batte, non senza provare gelosia nei confronti del rapporto d’amore fra l’amico e la ragazza, per ribadire la propria supremazia.
Notevole e premiatissimo esordio, con un trio di interpreti esemplari, Le chien de la casse racconta bene la ripetitività e noia della vita provinciale, incapace di offrire occasioni di riscatto alle giovani generazioni. Il film è un romanzo di formazione volutamente ricco di false piste nello sviluppo narrativo e nella descrizione dei caratteri dei due protagonisti. Così si scopre che Mirales, in apparenza rozzo, è profondamente acculturato, oltre che un abile cuoco, mentre Dog, vittima designata di sopraffazioni altrui, contrariamente all’amico, sarà quello che riuscirà a tagliare il cordone ombelicale con il proprio paese ad approdare una definitiva maturità.
Franco Montini